Il lavoro educativo con gli adulti sembra quasi una contraddizione in termini e invece è un'esperienza piena e sorprendente. In questi giorni, in queste ore è però ancora più complesso mostrare a chi, è necessario mostrare, la Cura per raggiungere l'obiettivo.
Quella Cura che devi scegliere di guardare se vuoi incontrarla, non può accadere.
Gli obbiettivi dei servizi di cui sono responsabile, sono servizi educativi che fanno della gestione del conflitto e del setting più tipico della mediazione lo strumento principale.
Hanno come obiettivi macro il reperimento di soluzioni abitative alternative (post sfratto) e inserimenti socio/lavorativi di adulti fragili.
"Vista l'emergenza, non ha senso che continuiate con i colloqui, non potete cercare casa, non potete cercar lavoro ... "
Bene tocca a noi trovare il senso. Il lavoro educativo esiste solo se i nostri sguardi si incrociano? Questo può avvenire solo se stiamo l'uno accanto all'altro?
Eccoci di nuovo dobbiamo ancora mostrare ma, soprattutto ciò che è importante per noi, ciò che è necessario è esserci. Ancora più di prima dobbiamo abitare quello spazio che si fa strada tra la persona e il servizio territoriale.
Il nostro consueto essere ponte diventa oggi anche un necessario essere ponte.
Ed è così che i nostri sguardi si incrociano anche quando lasciamo spazio all'interesse , alla preoccupazione per l'altro nonostante non ci possa essere vicinanza fisica. Non è meglio o peggio se l'altro lo incontriamo solo virtualmente è differente.
Così cominciano giorni in cui la differenza diventa laboratorio di Cura.
Come in mediazione le contrapposizioni lasciano il posto a cooperazione e creatività così gli educatori danno corpo ad un lavoro prezioso. Giusto un po' di smarrimento e si parte! Prende avvio un modo inedito di stare accanto e di esserci.
Telefonate, video chiamate a due a tre in gruppo. È così che F. insieme all'educatrice approfitta di questo tempo sospeso per riattraversare la propria storia lavorativa, che è poi la propria storia di vita, facendo il c.v. a quattro mani poste lontane fisicamente ma insieme nello sforzo emotivo.
E che S. insieme dell'educatore, non potendo cercare casa, perché #iorestoacasa, ha l'occasione di esplorare i significati più profondi dell'attraversare una procedura di sfratto.
E ancora ...M. che ha mosso i suoi primi passi virtuali proprio in questa occasione , titubante prima ed emozionato poi mi dice " Non so bene cos'è questa cosa qui del vederci con il telefono , non ho capito molto come funziona ma, ti sento vicino e mi piace!"
Roberta Di Martino - Responsabile area mediazione Coop. Lindbergh
http://www.animazionesociale.it/essere-ponte/
Pubblicato su "Animazione Sociale - Rivista per gli operatori sociali", Aprile 2020